Il ciclismo, in epoca moderna, sta sempre piu’ diventando un vero e proprio sport di squadra. Impossibile pensar di vincere un’ importante gara senza un gruppo di atleti motivati e coesi per ottenere tutti insieme un unico, grande, obbiettivo.
Tutti gli atleti devo riuscire ad indirizzare i propri sforzi in un’ unica direzione, sicuramente senza tralasciare i propri obbiettivi personali, lavorando fisicamente ed emotivamente in modo coordinato. Il una squadra, molti elementi influenzano il livello di coesione:
- l’obbiettivo comune: tutte le energie devono affluire in un’unica direzione
- comunicazione all’interno del gruppo: deve essere libera e non filtrati, tutti i membri devo
riuscire a riceve ed inviare messaggi - soddisfazione personali: ogni singolo, anche se lavoro per l’obbiettivo comune, ha necessità
di sentirsi appagato dal proprio lavoro - autoregolazione comportamentale: capacità di creare e accettare le regole imposte dal leader
- esperienza e vita comune.
Quando si forma un nuovo gruppo di persone, in questo caso un nuovo team, si creano subito alcuni conflitti interni che hanno lo scopo di determinare il ruoli all’interno dello stesso.
Qualche mese fa, un giornalista domandò al vincitore del Giro , Ivan Basso, quale fosse stato segreto nel riuscire ad avere un gruppo di atleti intorno a se così motivati ed uniti per riuscire insieme ad ottenere questa grande vittoria e che cos’era cambiato in lui rispetto al passato. Il grande Ivan, a mio avviso con molta saggezza, rispose “abbiamo una grande squadra, ma sopratutto, prima ero il capitano, adesso sono il leader”.
I gradi di capitano, possono esser dati da una persona che sta al di sopra di tutto, da un’autorità (in questo caso dal d.s.) e cuciti su una giacca, i gradi di leader, invece, vengono dati direttamente sul campo di battaglia dai componenti del gruppo, di cui assume quindi la guida e dei quali si ottiene la massima stima.
Questa figura non è essenzialmente la piu’ dotata, ma è colui che all’interno del gruppo ha la grande capacità di riuscire ad influenzare ed a gestire direttamente le dinamiche all’interno dello stesso, come i rapporti tra i compagni o i momenti piu’ difficili.I componenti del gruppo per questo si fidano del loro leader e riversano su questa figura tutte le proprie aspettative positive, sopratutto da un punto di vista emotivo.
Al fianco del leader, troviamo “un vice” che di fatto non è la figura che sostituisce il primo nei momenti di assenza, ma è forse il soggetto che rende piu’ “suo” il messaggio inviato , ponendosi come esempio per il resto del team; esiste poi quel gruppo di soggetti, i “gregari”, che accettano insindacabilmente il messaggio e si uniformano alle regole create dal leader.
All’interno del gruppo ci sono, inoltre, quei soggetti che non fanno parte ne del gruppo dei “trascinatori” ne dei “trascinati”, un gruppo di persone che vivono la vita all’interno del team autonomamente, senza di fatto farsi coinvolgere emotivamente dal resto del gruppo.
Riuscire ad analizzare le dinamiche che si creano all’interno dei gruppi diventa, perciò, di fondamentale importanza per riuscire a capire le relazioni emotive tra i vari membri, la gestione dell’autorità e sopratutto la gestione dei momenti di difficoltà, i meccanismi che sono alla base di determinate situazioni sia da un punto di vista collettivo che individuale.
Inutile e paradossale avere il miglior atleta al Mondo, quando di fatto vive e lavora in un ambiente ostile, dove ogni persona si sente “individuale”; oggi riuscire ad avere un gruppo di atleti “uniti” è ,di fatto, il segreto dei successi delle grandi squadre, che hanno capito l’importanza e sopratutto la forza del collettivo, anche da un punto di vista emotivo, rispetto alle doti atletiche individuali di ogni singolo atleta.